Questo blog esiste dal 2008. Ho condiviso soprattutto sensazioni, più o meno profonde, attraverso le mie parole. Fasi di crescita, di disorientamento, sperimentazioni, accessi d'ira o di tenerezza, elementi confusi, febbre del dire o del tacere, spesso del tacere nel mio stesso dire. Fa parte di un piccolo bollettino di viaggio, una sorta di diario di bordo che mi dice chi sono e dove sono quando cammino. Non credo nulla di più.
Intanto, credo al terzo posto del motore di ricerca di Google, alla voce che indica il mio nome e il mio cognome associati a questo mio blog, compare da diverso tempo un post molto "preciso" relativo a un mio vecchio racconto: Passaggio a livello, di Luigi Salerno
Racconto non solo inserito da questo blogger nella categoria dei libri considerati inutili, ma anche considerato, almeno dal suo incipit, così dannoso alle coronarie per quanto lo abbia scritto (o forse cominciato a scrivere) male, da non dargli la possibilità di poter continuare, nemmeno un altro rigo più avanti: (anche solo per aver utilizzato una certa libertà di subordinazione nei primi righi – sempre se non vi saranno stati altri miei attentati dinamitardi alla sintassi della lingua italiana di cui non sono, almeno al momento, ancora consapevole).
Questa scoperta mi ha fatto bene e anche male, insieme. Mi ha fatto capire di come nella rete non esiste mai una sola verità e che se fai anche diecimila cose sensate, non solo con amore ma anche solo con la dovuta attenzione minima per non sbagliare o dire cavolate, quell'unica che semmai appare meno convincente o lineare o più ardita rispetto alle altre, arriva in picco ai motori di ricerca e ti bolla come scrittore di un racconto inutile ma anche incapace di scrivere anche una sola lettera perché non fornito di un'adeguata competenza ed esperienza linguistica.
Tutto questo fa parte del gioco. Se non mi sta bene nessuno mi obbliga a rimanere. Quando ci si espone è giusto attendersi una varietà di pareri, anche divergenti. Altrimenti me ne sto a casa.
Tutto questo fa parte del gioco. Se non mi sta bene nessuno mi obbliga a rimanere. Quando ci si espone è giusto attendersi una varietà di pareri, anche divergenti. Altrimenti me ne sto a casa.
È anche giusto che ciascuno esprima i propri pareri. Io credo che sia giusto che esistano persone che abbiano la libertà di esprimersi in merito all'operato di uno scrittore, o di uno sceneggiatore: credo che non vi sia nulla di male. Io, nel giorno in cui qualcuno non avesse la possibilità e quindi la libertà di poter esprimere un proprio personale parere e quindi di definire in un certo qual modo una certa scrittura che incontra, come la mia, inutile, sarei uno scrittore inutile e finito. Lo sarei davvero, lo giuro, ancora più di ora...Ma non solo di un racconto, ma di tutte le parole del mondo.
Tutto qui: