Osservo molto.
Credo che l'osservazione sia la mia tromba d'aria che mi sposta nell'immaginazione e mi muove dentro e attraverso le stanze delle cose.
La mia osservazione è fatta di soffi, di cose impalpabili, a volte molto leggere, spesso tuonanti di risonanze che mi riguardano senza che nemmeno lo sappia. Che mi fucilano alle spalle.
L'occhio in alcune feritoie pare che pensi e che si compenetri, con una zona di pensiero altra, che non conosco e spesso non riconosco nemmeno mia. Pensavo proprio ieri alla fatica per l'essere sazi o felici di sé. Di quante persone ho osservato faticare per essere solo felici quel minimo e nemmeno riuscirci. Persone modeste nell'aspetto, prepararsi a lungo, con tutte le possibilità di amor proprio e di amore per la propria vita, prima di un compleanno, dove sfigureranno, come sempre. Ho incontrato queste ragazze non ancora fidanzate nel ruolo fisso di sfiguranti e di ombre, nelle luci di compleanni lontani e festeggiamenti che sfumavano in un loro sorriso di profonda tristezza e intensità, nel non aver trovato la carezza di un invitato speciale, dopo un tempo di attenzioni e di lavoro certosino sul proprio sguardo, gli occhi, il naso, la bocca, avrebbero duvuto profumare di infinito, e invece...nemmeno con un dito, dico sfiorate o appena guardate.
Esistono persone che fanno fatica. Persone che faticano per le gioie minime, che spesso ad altre sono già nel corredo, sono punti fermi e leggeri, assoluti e incontestabili. E ancora più intenso il quadro di un padre che accompagna al cinema una figlia non bella, o non più bella o mai stata, con uno sguardo protettivo e delicato che si insanguina e si abbassa, quando incontra un suo amico con una figlia bellissima.
Ecco, cogliere questo filo sottile di dolore in una certa fatica costante per il minimo, spesso mi fa cambiare luce su quello che vedo, e mi rende questo dolore e questa inutile fatica, un misterioso e feerico movente di bellezza. Una bellezza affaticata ma ancora sana. Un punto fermo e leggero. Assoluto e incontestabile.
2 commenti:
L'osservazione (come il pensare) sono due attività che hanno scarso seguito di questi tempi. Eppure è li che si scovano le pieghe, che appaiono le lacerazioni per comprendere quello che si nasconde sotto la superficie delle cose. Il bello è sempre nascosto.
Ciao, Marco.
Condivido. Tutta una questione di sguardo che vada oltre le apparenze. Uno sguardo che ascolti.
grazie e buona giornata
luigi
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