Soltanto nel caos riesco a trovare qualche bagliore. Quel filo di luce così intimo e rassicurante che mi mette d'accordo. Non altrove. Nella profondità spaventosa del caos.
Non posso addestrare la mia creatività per una convenzione.
La mia natura creativa ha bisogno della notte fonda, che sarà sempre velluto e sostanza, e mai apparenza.
Fuggo le convenzioni e le regole di condotta. Sono fiumi interrotti.
Non posso tradire quell'unico filo di luce che mi risucchia da una stanza, per coordinate ignote, che non cercano altro che nozioni.
Oggi chi cerca una strada verso un proprio linguaggio, deve perdersi. Deve cercare una perdita. Non una convenzione. Ancora meno una convenzione di perdita.
Non posso addestrarmi senza un'esperienza di confronto.
Credo invece che sia fondamentale crescere in uno scambio continuo di esperienze e di confronti vivi. Assolutamente caotici e conflittuali con tutto quello che si era pensato o si credeva di dire. Il materiale che creo, che invento e che strutturo, sarà il teatro assoluto del mio tradimento. La solennità di un tradimento continuo verso la mia stessa natura. Sperimentare all'infinito le proprie possibilità attraverso esperienze mutanti di vita. Giardini pubblici, riviere infiammate e strapiombi.
Scrivere sul ciglio di uno strapiombo è ritornare a casa. Le luci accese da una finestra aperta. Il silenzio fresco della nottata.
0 commenti:
Posta un commento