sabato 23 febbraio 2019
"Prima del ritorno" al Nuovo Teatro San Paolo di Roma
Questa sera, al Nuovo Teatro San Paolo di Roma, il mio monologo "Prima del ritorno", sarà rappresentato insieme agli altri lavori finalisti della terza edizione del concorso di drammaturgia, con la regia di Roberto D'Orazio e l'interpretazione dell'attore Riccardo Benforti.
giovedì 7 febbraio 2019
Il peso dell'invisibile
Pensavo in questi giorni a quanto pesi l'invisibilità. Specie quando è essenziata in un personaggio, nelle sue dinamiche, nei suoi scorci di voce e di costante sottrazione alla certezza del chiaro. A volte queste presenze, che sono appena sull'uscio e sembrano non avere mai abbastanza fiato e coraggio per esporsi, sono quelle che in diversi casi fanno la differenza. Il loro peso diventa col tempo condizionante ed è contratto e conformato dalla loro assenza, come dalla loro caparbietà nel non comparire e nel non ostentare mai la volontà di esserci a tutti i costi. Un sentimento di resa che ritorna solo più avanti, a volte in momenti del tutto inattesi, rendendo proprio le figure più sobrie, vacillanti e in disparte, disegnate con un filo di matita, le uniche che abbiano davvero contato – e forse anche cantato – nella musica misteriosa di una storia, rappresentandovi l'unica (ir)reale risonanza.
lunedì 4 febbraio 2019
Da un colloquio domenicale con l'editrice
"Ci vogliono troppe cose, F., che non c'entrano con le parole e i vari tecnicismi, ma con un elemento ancora più primordiale, come il rapporto profondo tra il segno e il silenzio. È lì che comincia tutto. Il silenzio del segno e la rottura del silenzio. Giustificare questa rottura ha bisogno di una rielaborazione passiva di anni e di momenti senza parole e senza una lingua. Un quaderno di solo vento, di pietrisco o delle voci dei morti o degli uccelli. Non cambia molto. La natura dello scrivere dovrebbe rimanere oscura e tendere al mistero; evocata da fattori preconcettuali, ma anche dalla necessità di una chiamata o maledizione. La maledizione del silenzio e del segno. Del segno che deve raggiungere la purezza del silenzio, altrimenti la rottura sarà del segno e non del silenzio. [...]".
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