giovedì 27 marzo 2014

Frammento atonale (bozza)



Disserto su alcune delle più comuni indecisioni 
che mi attanagliano: quale delle due scale mobili – 
tra le due parallele in salita e discesa – 
siano nel giusto verso della mia direzione: 
spesso, senza persone su, 
non riesco più ad individuare 
con certezza una scala cromatica 
che si avventi già nel  mio verso. 
D'altra parte è una forma sostanziale 
di insicurezza fosca e retrograda, 
quanto l'altra: di non sapere se cedere 
o meno il posto a una persona  
alquanto più (im)matura di me, 
ma non quel tanto da non correre 
il brutto rischio di apparirle
scortese nel gesto idilliaco di resa, 
quanto quello di negazione ottusa 
del posto a sedere. È da entrambe 
le condizioni di assoluta o anche di 
labirintica dispersione, son convinto 
di ritrovare la costellazione scolastica
del mio stato d'animo e demanio, 
o di particolare istinto di conversazione, 
così poco impavido nelle varie scelte 
delle direzioni da intraprendere e da impartire, 
che sventino da un'azione o dal gesto 
afflitto di una improbabile (s)cortesia. 
Che pertanto:  
la sola certezza lunare del bianco sporco, 
rimanga pure la mia biscroma disfatta,
quella più germinale e lampante, 
quando spastica di bava notturna, 
se non l'unica furia d'impianto 
più atonale di me, se non altro. 
Oramai.

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