giovedì 30 aprile 2009

Presentazione Istant Anthology: L'ira


Alle 18.00 di stasera, presso la sede della casa editrice Giulio Perrone, in Roma, si è tenuta la presentazione del volume dell'Istant anthology sul tema del mese di Marzo: L'ira, per la serie dei sette vizi capitali.
Presentazione volume: L'ira
l.s.

mercoledì 29 aprile 2009

7° EDIZIONE - CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA HAIKU IN LINGUA ITALIANA




CASCINA MACONDO
Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e POETICA HAIKU
Borgata Madonna della Rovere, 4 - 10020 Riva Presso Chieri - Torino - Italy
tel. 011-9468397 - cell. 328 42 62 517
info@cascinamacondo.com - www.cascinamacondo.com


BANDISCE
7° EDIZIONE - CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA HAIKU IN LINGUA ITALIANA

possono partecipare: autori di ogni nazionalità e di ogni età
partecipazione: GRATUITA
sezioni: individuale (autori singoli) - collettiva (scuole e area handicap)
quantità: massimo tre haiku classici INEDITI (5-7-5 sillabe) in lingua italiana.
invio: solo attraverso la compilazione del modulo on line www.cascinamacondo.com (previa registrazione)
scadenza: 31 MAGGIO 2009
premiazione: domenica 22 NOVEMBRE 2009 a Cascina Macondo - cerimonia ufficiale

premi: 114 haiku classificati (57 sezione singola + 57 sezione collettiva) pubblicati in volume

1°- 2°- 3° PREMIO SEZIONE SINGOLA:
- preziosa ciotola Raku, attestato, libro degli haiku
- al PRIMO PREMIO anche un soggiorno di una settimana per 2 persone alle CINQUE TERRE ospiti in un villino del Villaggio La Francesca (Bonassola-La Spezia-Italia)
- al SECONDO PREMIO anche un soggiorno di una settimana per 2 persone presso la PENSIONE SIGNORINI (Castiglioncello-Livorno-Italia)


1°- 2°- 3° PREMIO SEZIONE COLLETTIVA:
- targa in ceramica Raku alla Scuola
- attestato e libro degli haiku all'alunno
- libro all'insegnante

AI PRIMI DIECI CLASSIFICATI DI OGNI SEZIONE ATTESTATO DI MERITO

nota 1: tutti gli haiku pervenuti sono visibili sul sito di cascina macondo
nota 2: il pubblico può votare gli haiku messi on line
(Il voto del pubblico è utile parametro di riferimento per dirimere i casi che hanno ottenuto parità di voto dalla giuria)

clicca qui per il bando completo IN 14 LINGUE (grazie per averlo stampato e appeso in qualche luogo)
Bando completo


giuria
Alessandra Gallo (scrittrice-poetessa-insegnante)
Annette Seimer (traduttrice)
Antonella Filippi (scrittrice-poetessa-Haijin)
Domenico Benedetto (fotografo)
Fabia Binci ( scrittrice-Haijin-insegnante)
Fabrizio Virgili (Haijin-insegnante)
Giorgio Gazzolo (Haijin)
Michele Bertolotto (web master-Haijin)
Pietro Tartamella (scrittore-poeta-Haijin-insegnante)

membri onorari della giuria
Ban'ya Natsuishi (Japan)
Danilo Manera (Italy)
David Cobb (UK)
Jim Kacian (USA)
Max Verhart (Holland)
Nico Orengo (Italy)
Visnja Mcmaster (Croatia)
Zinovy Vayman (Russia)

martedì 28 aprile 2009

Il motore dei romanzi


"Ma nessun romanzo sopravvive solo in forza di un'idea o di un bello stile o di una scrittura, come tanti scrittori e critici di letteratura moderna, a quanto pare, credono sinceramente...Ciò che l'aspirante scrittore di narrativa "seria"(il quale relegherebbe intreccio e storia in fondo a una lunga lista di valori, aperta dal bel dire e da quel levigato fluire della lingua che la maggioranza degli assistenti nei corsi universitari di scrittura creativa erroneamente identifica con lo stile) sembra dimenticare è che i romanzi sono motori, proprio come le automobili sono motori; una Rolls Royce senza un motore potrebbe essere benissimo il vaso di begonie più lussuoso del mondo, e un romanzo in cui non c'è storia diventa niente più che una curiosità, un esile gioco mentale".
Stephen King da Danse Macabre

lunedì 27 aprile 2009

Padiglione cancro


Non amo consigliare libri. Cerco di non farlo neppure con gli amici più cari, con cui attraverso i libri in comune mi confronto, mi delineo e ne fortifico il rapporto.
Non amo farlo perché ogni libro è una piccola grande casa, da abitare; e ciascuno ha le sue esigenze di clima, di esposizione, di spazio. E ciascuno deve attuare da solo la sua ricerca intima e personale, attraverso una sua propria strada. Proprio come avviene con la scrittura.
Ma parlare, anche con pochissime parole, di qualcosa di profondo è un po' come fare giustizia alla profondità emotiva di un grande scrittore e di questa sua terribile sfida sul territorio del dolore e della malattia, intrecciato con lo spasmo costante della libertà: Aleksandr Solzenicyn.
In quarta di copertina del suo Padiglione cancro, si parla di una testimonianza agghiacciante del maggior narratore russo vivente, espressione accorata dell'anelito umano alla libertà.
In effetti al centro dei padiglioni, delle corsie illuminate dei reparti, dei corridoi, delle sale operatorie, rintoccano i grandi meccanismi dell'individuo, che si avvertono universali. La solitudine, la rinuncia del dolore alla vita, la sua disgregazione dei confini sociali, a volte mannaia purificante, invasiva, in altra elemento riflessivo sulle relazioni con il mondo, con la natura mutevole dell'altro, con il pozzo ormai opaco di un ultimo desiderio, di un bacio soffocato nell'odore acuto dei farmaci. In alcuni tratti sembra che la libertà si rapprenda dello stesso moto costante di sofferenza, e che ne diventi come indistinguibile. Libertà per la sofferenza o dalla sofferenza?
I tempi della narrazione, le modalità di approccio: forse sono gli elementi che mi hanno più colpito, perché in questo narrare non c'è nessuna fretta di dire, si lascia lo spazio inclusivo per ogni minima espressione dei vari personaggi che si avvicendono e si articolano all'infinito sui temi moderni e fondamentali dell'esistenza, con i loro tratti del viso nitidi pur nel loro pallore, incarnati e scolpiti nelle lunghe ore di permanenza, come maschere tragiche e indimenticabili.
Questo libro l'ho avvertito, fin dalle prime pagine, come un affresco a tinte cariche de La montagna incantata di Mann, sotto un profilo del tutto diverso, ma incentrando il senso del tempo e della malattia con un'oculata e raffinatissima introspezione.
Questo libro è stato un regalo. Non mi è stato consigliato: mi è stato donato.

l.s.

venerdì 24 aprile 2009

Kappaeventi: lettura virtuale



Ancora e book. Una società editoriale italiana con all'attivo una serie di collane con titoli selezionati. L'acquisto dei libri a cifre davvero molto accessibili, pagabili anche attraverso Pay Pal.
Per gli autori interessati a contattarli per un proprio inedito, ecco le informazioni necessarie: Manoscritti
l.s.

mercoledì 22 aprile 2009

Cercando la chiave giusta

Il cercare l'originalità a tutti i costi.
A volte sembrerebbe una sorta di strano debito: con se stessi o con una strana idea con cui affrontare l'attacco di un testo o i punti e le arterie principali del suo sviluppo.
Parlare di stile e quindi di originalità del linguaggio utilizzato,prima di procedere al lavoro di scrittura, mi suona spesso come una volontà di abbandono del proprio lato più istintivo, che non è né antiquato né moderno ma è semplicemente il carico naturale della vita di chi scrive, che deve essere tradotto su carta, in qualche modo.
Non penso che un procedimento così profondo e articolato possa sopportare troppe etichette, o troppi procedimenti di analisi, in particolar modo quando ci si lavora dentro.
Si può correggere all'infinito un testo, ma in fondo la sua originalità o la sua modernità non sono quasi sempre prevedibili matematicamente, ma sono fattori contestuali a diversi parametri e il più delle volte non sono neanche l' oggetto di una ricerca apposita.
L'attenzione alle sonorità dei vari paragrafi, le scelte, a volte più o meno ragionate, sono fattori che vanno sviluppati, ampilificati o ridotti, nelle fasi di riscrittura, dove si è già diventati un altro da quello strano tizio sconosciuto che ha rovesciato di getto la prima bozza e che in fondo è anche lui un personaggio che vive fuori da un tempo preciso. Quando il testo funziona le capacità di modellare aumentano, come aumentano le emozioni nel riprenderlo tra le mani.
E poi c' è sempre il rischio meraviglioso di aver girato a vuoto, maledettamente. Ma comunque si è appreso comunque qualcosa in più, e allora ne sarà valsa la pena
l.s.

lunedì 20 aprile 2009

Premio di Poesia Giuseppe Tirinnanzi 2009



Come tradizione, ecco giunta a Legnano la ventisettesima edizione del premio di poesia Città di Legnano- Giuseppe Tirinnanzi.
Il tema è libero e la partecipazione assolutamente gratuita. Possono partecipare autori che scrivono in italiano o in dialetti della Lombardia o di area lingustica lombarda e della Svizzera Italiana.
Per ogni partecipante vi è il limite tassativo delle due composizioni, le quali non dovranno superare i 40 versi. La scadenza è il 31 maggio, ma si consiglia di non inviare le proprie poesie all'ultimo momento, in modo che il compito già laborioso della giuria, non venga intralciato.
Il link con il bando da scaricare in pdf:
Premio Tirinnanzi

domenica 19 aprile 2009

Terra Nullius



Scritture a sorgente libera 3.0. Quindi racconti, interviste, recensioni. Tutto quello che sa di letterario.
Mi sembra un sito curato, che conosco da poco ma che sento di esplorare, quando trovo il tempo di farlo. Tra i contributi che ho avuto modo di leggere, consiglio questa simpatica intervista a Marianna Martino , in cui la giovanissima editrice parla della storia della sua Zandegù.
È tutto.
P.S:
Ho aperto appena la finestra e sento i merli che ancora nel buio si cercano. Ogni fischio si perde nella sera. Mi tocca spegnere il Mac e ascoltare...
l.s.

sabato 18 aprile 2009

Il perché di questa dedica a "Notturno" a una classe



Il perché di questa dedica a Notturno alla I L
La scrittura è un po' come la vita, non sempre puoi prevederne la rotta e i risvolti.
E questa volta con questa storia ho avuto paura. Paura di averla iniziata e di averle dato una direzione così inquietante pur nella sua dolcezza notturna. Paura nell'aver concepito un racconto che diventava sempre più grande e mieteva sacche profonde di angoscia insieme alla sua imperscrutabile tenerezza di mistero. E forse è proprio per questo che le prime bozze di Notturno stavano abbandonate da un po' di tempo in una cartellina azzurra, mentre inventavo sempre un pretesto e una scusa diversa per non riprenderle.
C'era qualcosa di oscuro che mi disturbava e che mi portava a rimandare il momento della revisione finale. E questo qualcosa era nascosto nella vita di Penelope, il personaggio più impalpabile e vibrante che abbia mai incontrato e concepito nella mia fantasia, pur con un'apparizione così fugace.
Dalla sua comparsa sulla panchina di Bruges, nel soffio di nevischio e quello scambio di sorrisi con Hans, fino al suo canto doloroso e notturno della telefonata, sentivo che mi stava succedendo qualcosa dentro e che adesso davvero non controllavo più la storia e avrei voluto addirittura fermarla, cercare un varco qualsiasi da un qualunque punto per accedervi e sprofondarvi dentro e soffocarla in un abbraccio che non avesse inizio né fine, forse alla mia stessa vita, ai miei dolori lontani, alle promesse mancate, a quello che non ho ancora dato, ai magnetismi lunari e fantasmici che pervadono la trama sottile di quella notte profonda e della nostra esistenza, al suo “buonanotte lo stesso”, che a volte diventa così difficile a dirsi, anche se hai tutte e due le mani...Forse per ciascuno di voi esisterà da qualche parte lontana la possibilità di incontrare Penelope e guardare le cicogne di Bruges e semmai ritornare indietro ancora per tempo per non ferirla, chissà...Ecco perché ho pensato a voi: mentre rispolveravo gli ultimi tratti della narrazione, ho sentito quanta tenerezza c'era ancora nella vostra età difficile, nei vostri primi dolori, nella paura di essere traditi e dimenticati all'improvviso e senza un motivo, e poi ho sentito che forse quel lunedì mattina un pezzettino di Penelope era nascosto in una parte piccola di voi, o forse era entrata in classe senza farsi sentire, altrimenti non mi spiegherei perché dopo avervi scritto la lettera ho trovato quel coraggio istintivo di riaffrontare il Notturno e poi dedicarvelo, per dargli la vita che adesso ha.
Sarà anche questo un altro piccolo e dolce mistero, lo stesso che suona una canzone nella notte, dopo che hai spento la radio.
Ecco le mie motivazioni.
A presto,
Luigi Salerno.

venerdì 17 aprile 2009

Ancora su After dark



Ancora su "After dark", l'ultimo libro di Murakami Haruki.
Se ne parla su Nazione Indiana, in un articolo di Gianni Biondillo, pubblicato a febbraio su Cooperazione.
Il link: After dark
l.s.

giovedì 16 aprile 2009

"Ecco, ragazzo, cerca di capire".


"Ecco, ragazzo, cerca di capire. Descrivere ciò che esiste è molto più facile che descrivere ciò che non esiste, ma che tu sai che ci sarà domani. Ciò che noi oggi vediamo a occhio nudo, non necessariamente è la verità. La verità è ciò che deve essere, e che esisterà domani. È proprio questo nostro meraviglioso "domani", che bisogna descrivere!..."
"E domani, che cosa si descriverà?" domandò, aggrottando la fronte, quel ragazzo ottuso.
"Domani? Beh, domani si descriverà il dopodomani, sempre guardando avanti."
Aleksandr Solzenicyn.

mercoledì 15 aprile 2009

Blog delle Edizioni OMP



Giusto stamattina ho scoperto il blog della casa editrice copyleft OMP.
Sembra interessante, anche perché concentra informazioni mirate sul mondo della scrittura e dell'editoria. Spicca tra gli ultimi post, quello dedicato al premio letterario Stephen Dedalus.
Il link: Blog OMP Edizioni
l.s.

martedì 14 aprile 2009

Lo scrittore sta dietro la storia, non davanti


"Uno dei difetti più diffusi tra gli scrittori principianti è quello di attirare l'attenzione del lettore su se stessi e sulle proprie abilità piuttosto che sulla storia e sul suo significato. La buona scrittura dovrebbe essere sempre al servizio della storia, e il bravo scrittore dovrebbe usare il suo bagaglio tecnico attingendovi di volta in volta in modo funzionale alla narrazione".
Dall'Appendice degli Elementi di stile di William Strunk jr. Edizione Italiana.

lunedì 13 aprile 2009

Appuntamenti a ora insolita


"I momenti di felicità o di verità (per un poeta, le "visitazioni" della musa) sono sempre improvvisi: appuntamenti a ora insolita. Ne può essere occasione, in un raro mattino di settembre, la città rinnovata da un temporale notturno, fresca di colori e di ombre luminose: una situazione felice che torna anche altrove..."
Dall'introduzione di Dante Isella alla poesia di Vittorio Sereni Appuntamento a ora insolita da Gli Strumenti umani.

domenica 12 aprile 2009

Festività e scrittura


"Avevo l'abitudine di dire agli intervistatori che scrivevo tutti i giorni eccetto Natale, il Quattro Luglio e il giorno del mio compleanno. Era una bugia. La dicevo perché se si accetta un'intervista bisogna poi dire qualcosa, e viene meglio se non è qualcosa di totalmente insipido. E poi non volevo passare per uno stacanovista fanatico (già stacanovista mi bastava). La verità è che quando scrivo, scrivo tutti i giorni, fanatico o no. Ciò significa anche il giorno di Natale, il Quattro Luglio e il giorno del mio compleanno".
Stephen King.

Auguri a tutti.
l.s.

sabato 11 aprile 2009

Lo spleen di Corazzini


A volte per entrare nei meandri di un termine che evochi atmosfere, uno così emblematico e complesso come lo Spleen assunto da Baudelaire, può essere necessario uno stralcio di versicoli, che siano in grado di evocare il senso profondo di una certa malinconia, forse più dolente di quella più comune. Di solito si affina allo struggersi che non diventi mai troppo compiaciuto e che si adagi in un certo dolore del vivere e nel lasciarsi andare, che deve rimanere smisurato in una soglia che non si deteriori ma che rimanga ancora fragile e in filigrana, come il soffio così emblematico di molti importanti crepuscolari.
Trovo che sia molto difficile entrarvi con il peso giusto, ed è per questo che stamattina ho preferito filtrare l'effetto così mirabilmente indovinato dal crepuscolare Sergio Corazzini, proponendo quest'estratto dal suo "Spleen", una lirica di Aureole, del 1905, rivelatrice del suo spirito, della sua poetica dolce e tormentata:

"Sei triste, mi dai pena
questa sera; non canti, non mi parli...
Che hai? malinconia
di morire? Ti duoli
perché siamo soli?
Ricordi l'ultimo ballo
nel tuo salotto giallo
roso dai tarli?
Sai che è Primavera?
Io non me ne ero accorto..

Da Spleen di Sergio Corazzini

l.s.

venerdì 10 aprile 2009

Shining e scrittura


Sono sempre più convinto che in un percorso creativo che si rispetti, esistano degli elementi poco definibili, impalpabili, che il più delle volte possono fare la differenza. Nello scrivere, ad esempio, io credo fermamente nello scintillio, lo shining, termine forse piuttosto appropriato di iridescenze e di piccoli suoni tintinnanti di sibilo, di piccoli graffi sottili nell'aria per parlare del telepatico tra persone distanti, come possono essere uno scrittore e il suo misterioso lettore. Questo fattore è il motore attraverso il quale le proprie immagini si fanno pensiero e quindi parola. E mi sto accorgendo che molte volte il punto di attacco con l'attenzione e con la percezione di chi ti legga, sia orientato molto di più su fattori impalpabili e poco controllabili.
Partendo dal presupposto che in un impianto stilistico e nel laboratorio di qualsiasi scrittore, che lo sia davvero e che legga moltissimo, si siano affinati i rudimenti per poter comunicare senza inorridire o togliere di colpo la fame ai propri lettori, questo fattore un po' misterioso è quel quid che in molti casi fa la differenza tra due lavori, molto spesso di uguale livello. Molte volte un incontro tra uno scrittore e un lettore avviene per un' imperscrutabile confidenza, che a volte può attivarsi da un solo paragrafo, da come il narratore affronti una curva insidiosa, dall'abilità con cui riesce ad uscirne, da quanta onestà e quanta magia si attivi ancora fresca nel suo immaginario. L'intarsio, la tecnica, la maturità del linguaggio, sono tutti elementi fondamentali, che vanno assemblati come mattoni in una buona armonia. Ma poi scatta quell'elemento irrazionale, inspiegabile, per cui quel manoscritto attraverso una lettura particolarmente sensibile e scintillante, comincia a cantare.
Ed è in quel caso che qualcosa ha funzionato davvero, senza un calcolo preciso, o forse conseguenziale a una buona pratica di ascolto sensibile della propria vita, senza parole.
Non penso che si tratti di uno stratagemma da cercare per irretire consensi e attenzioni, ma è la cura naturale di un'atmosfera fatta di ritmo, di piccole insidiose sonorità, che possono rappresentare un elemento trainante, anche in mezzo a cento difetti. Oppure può esserci una struttura impeccabile e perfetta, che non abbia voce per particolari ascolti.
Ecco perché mi convinco sempre di più che la difficoltà dello scrivere non sia solo legata al proprio bagaglio tecnico da sistemare, ma alla capacità di trovare i propri lettori, o anche qualcuno che però ti legga con naturalezza, e che decida di sceglierti con una fiducia istintiva, a volte al buio.
È lo stesso parametro attraverso il quale un buon editore decide di dare un'opportunità a un lavoro piuttosto che a un altro.
Ancora una volta sono convinto che debba succedere qualcosa, qualcosa di strano che lo catturi con dolcezza, con onestà, ma che comunque lo catturi. E chiunque scriva qualcosa, dovrà stare molto attento a non soffocare mai l'invisibile delle sue parole, ma ad ascoltarsi, come se le parole non fossero le sue. Come in uno scintillio notturno.
l.s.

giovedì 9 aprile 2009

Crepuscolari e rifiuto

La corrente dei crepuscolari ha segnato il nodo di una fase netta di rifiuto, a volte dolce, dei canoni tradizionali di un certo poetare troppo aulico, incastrato nel ventaglio di un patriottismo o di tematiche spesso troppo sontuose che incentrassero l'attenzione sull'ego poetante, con le sue doti, lo scintillio di un certo compiacimento d'ispirazione, di iniziazione al mistero del verso. L'inizio del secolo scorso, ha visto tentativi e sperimentalismi mirati a una certa demistificazione dello stile più lucente e squillante dei modelli rifiutati. Adesso i procedimenti erano molto legati ai rinnovamenti di Rimbaud, contrastando molto spesso le linee più distese e articolate di un certo Pascoli e del D'Annunzio. Nel bellissimo testo incentrato su questa tematica, dal titolo Gozzano e i poeti crepuscolari, curato da Dora Marinari, si fa luce anche su un altro aspetto importante e cioè che gli stessi poeti della linea e del verso grigio, quelli dell'altra bellezza intrisa di ricordo e di nostalgia, da contrapporre a quella reale e ormai più modesta e a volte inesistente, abbiano molte volte ulitizzato e approfondito le stesse linee poetiche che rifiutavano, diventando molte volte come un prolungamento estremo dello stesso slancio espressivo estenuato, o anche smorzato nel crepuscolo, e dall'altra parte nella minuziosa sapiente tessitura di un quotidiano di confetterie e signorine un po' bruttine come nuovi scenari di ordinaria e struggente tenerezza velata. La soglia al futurismo, come si insiste nello stesso paragrafo dedicato al rifiuto crepuscolare, non fu lontana, anzi il fenomeno letterario fu proprio riletto come strumento anticonvenzionale per eccellenza, di rottura e di affrancamento dalle vecchie asfissie, che li avevano comunque nutriti.
Tra gli autori più interessanti si citano Gozzano, Corazzini, Govoni, Palazzeschi, e lo stesso Marinetti, che fu intriso di un certo particolare futurismo studiato e analizzato in profondità.
l.s.

mercoledì 8 aprile 2009

Zandegù



Ne hanno parlato già in tanti. Dovrebbe essere ancora la casa editrice più giovane d'Italia. La sua fondatrice, Marianna Martino, sembra avere idee molto chiare sul suo progetto, e una buona determinazione, che l'ha portata nel giro di qualche anno ad avere già un buon catalogo di titoli di qualità, selezionati con il criterio e la passione degli editori più ispirati. Sul sito della casa editrice vi sono tutte le informazioni sulla storia, sugli autori e le loro pubblicazioni, le testimonianze della stampa nazionale e anche le indicazioni per sottoporre un manoscritto alla loro attenzione. Zandegù si occupa prevalentemente di narrativa surreale e accetta spedizioni del materiale via mail.
l.s.

martedì 7 aprile 2009

'Tina. La rivistina di Matteo Bianchi



'Tina è una rivista letteraria di qualità di Matteo Bianchi. Di solito si può collaborare su inviti, ma non è escluso che un buon contributo non possa suscitare interesse e curiosità.
Originale e interessante nella struttura e nella sua impostazione.
Sicuramente da tenere d'occhio. Ecco il link: 'Tina. La rivistina di Matteo Bianchi
l.s.

lunedì 6 aprile 2009

La sfida dell'accidia




La nuova sfida dell'ultima Istant-Anthology della casa editrice Giulio Perrone, dedicata stavolta ai sette peccati capitali, si sofferma sull'accidia. Gli autori dovranno lavorare su testi poetici o racconti brevi, che affondino le radici e il tema nel solco opprimente di questo stadio così oscuro e nebuloso.
Ecco le informazioni per partecipare:



Per partecipare è sufficiente inviare un racconto di massimo 3 cartelle (ogni cartella 1800 caratteri) oppure da 1 a 3 poesie (massimo 36 versi) in un unico file word che contenga anche tutti i propri dati personali (nome, cognome, indirizzo, telefono, email) a antologie@perronelab.it entro e non oltre il 30 aprile 2009.
Gli autori selezionati verranno inseriti in un volume antologico in uscita a maggio e verranno avvertiti mezzo email. Partecipando alla selezione si dichiara di essere gli unici autori delle opere inviate e si dà autorizzazione automatica alla pubblicazione gratuita in antologia dei testi selezionati dal comitato di lettura.

Il link: Giulio Perrone Editore
Buon lavoro.
l.s.

sabato 4 aprile 2009

Il Bertolucci del pomeriggio


È l'orario pomeridiano quello che ormai prediligo per ascoltare di nuovo i primi passi dell'opera di Attilio Bertolucci. Nella lentezza indisturbata della controra, la fiamma bassa sul fornello del caffè e le luci fuori che cambiano e camminano, al passo dei suoi versi profondi, stagionati nel tempo.
Riparto ciclicamente dai primi incanti di Sirio, stavolta ho mantenuto il passo con il bellissimo saggio di Lagazzi- Reverie e destino- per sfoltire o rivisitare quel piccolo passaggio, o riscoprirne la segnaletica sottile di ogni parola nascosta, quando si dilata nella sua ricerca di spazio e di tempo, e si affinano le trovate, la maestria e la ricchezza delle luci e del metro. Adesso sono arrivato a Lettera da casa, le sue prime virate, lo slancio sperimentale verso un certo periodare più denso che si farà corteccia viva, e poi radice. Quell'opera è tutta una scatola cinese, dove riscopro sempre nuove angolazioni, nuovi autori, nuovi accenti e orizzonti sul Novecento e su tutto quello che di anticipato, di preservato, di immutato ne è rimasto ancora integro, finanche nella mia piccola cucina bianca e impassibile, in apparenza almeno, mentre sorseggio e leggo, instancabile, parti animate e sopite della mia stessa vita e di mio padre, poeta lontano lontano, nel suo fumo che rallenta il mio sogno.
l.s.

venerdì 3 aprile 2009

Un post notturno

Ore 00:34 A.M. A quest'ora sei dentro un ascolto impercettibile, che con la luce a volte ti sfugge. Cominci a pensare e forse la voglia di scrivere diventa più grande, più sofferta. Come un graffio.
Pensare a che cosa? A cosa mettere in un post, o a quanto valore abbiano le parole per la tua vita, forse. Pensare alla giornata di ieri, che sono stato nel centro storico della mia città e ho acquistato due libri, due libri che mi interessavano molto e di cui poi ne riparlerò, semmai a questa stessa ora, che un po' mi ispira. Il primo è un saggio su Marinetti. Marinetti futurista, una vecchia edizione di Guida, La spirale, con contributi vari, da Artioli, Bevilacqua, Lambiase, e ancora testi dispersi, saggi, documenti e tutte le possibili angolazioni critiche sull'autore, che come si ribadisce in quarta di copertina, non cessa ancora di meravigliare. E poi, un altro libro molto interessante, che mi ha subito attirato, nella sua uniforme compita, in quel suo verde intenso della copertina: Giorgio Bassani- Una scrittura della malinconia, di Anna Dolfi, docente di letteratura Italiana moderna e contemporanea all'Università di Firenze, che articola un impianto sottile e raffinato sulla poetica del Bassani, in tutti i suoi aspetti più reconditi e introspettivi, dalle forme del sentimento, la malattia del tempo ed il suo iter malinconico, il canto in morte, lutto e poesia per una scrittura di là del cuore, l'onticità del tempo. E con questo volume sfuma questo piccolo glimmer, che lancio prima di spegnere tutto, come per un gesto di grande rispetto per tutto ciò che di più bello possano ancora fare le parole, attraverso le riscoperte più varie, a volte casuali, dove ancora te ne innamori, al buio di questa strana ora...che non ti stanca mai, dove ho tolto la plastica ad uno dei due libri e sento ancora l'odore forte del magazzino nel naso della mia vita.
l.s.

mercoledì 1 aprile 2009

Il giardino del liceo di Aldo Bifulco



Ho attaccato questo libro in una notte dove si cambiava l'ora. E l'ho finito il mattino presto del giorno dopo, in un orario ancora incerto, sospeso, forse per assaporarne la bellezza profonda e impercettibile dei suoi passaggi più intensi, come un cucciolo di lupo di fronte all'orgasmo di un primo plenilunio, semmai rigato dai rami degli arbusti del giardino del liceo Brunelleschi, elencati con amore e con dovizia, per ogni capitolo affrontato.
E leggerlo così, tutto di un fiato, è stata una fame, più di una scelta: una fame che mi è nata dall'ascolto di quelle stesse dinamiche che hanno consentito di realizzare il progetto, da quei fruscii che diventano odori di terra e di umano, e che attraversano un'idea dell'uomo antica e moderna, attraverso la riscoperta ispirata dei suoi valori e degli strumenti adatti per recuperarla in pieno. Questo libro è un libro sulla bellezza e sulla sua condivisione. Una bellezza che ha incoraggiato la nascita difficile di questo ponte di alberi e di vita, verso la speranza di un polmone che apporti ossigeno e speranza alle nuove generazioni, verso la generosità di un intento, che attraverso il progetto di un liceo scientifico, attraversi i tempi, le dinamiche, le grandi correnti spirituali, in un caleidoscopio animato da grandi riflessi, che non abbagliano ma che al contrario segnano meglio la strada da percorrere.
Vorrei partire da questa bellezza, senza soffocare troppo tutti gli spunti e le virate che l'autore ha gestito naturalmente, coniugando con abilità la passione ispirata e scientifica con i fondali della sua umanità e dei suoi incontri, catalogati insieme agli esemplari, e a volte dipinti e confusi tra di loro nella delicatezza di un piccolo acquerello.
E allora sono ancora più convinto che certi passaggi di questo libro vadano abitati e poi ripresi, nel tempo, come la passeggiata solitaria del mattino dell'autore, nel giardino didattico, prima delle lezioni e dell'affollamento, per ripararsi in quel silenzio produttivo che ha dato voce ad un percorso consapevole di etica e di affinamento delle percezioni verso il piccolo, il non visto, seguendo a volte la rotta e gli slanci delle grandi tradizioni orientali.
E all'improvviso le persone e le storie che si fanno alberi, con la stessa morbida stoccata dei getti vitali, e quasi nello stupore di un sortilegio annunciato, con quell'odore buono di terreno e a volte di dolore. Come nell'assenza ingiustificata di Biagio, fino all'abbraccio nodoso di quercia del padre di Luigi e la bellezza del viaggio improvviso e notturno del professor Bifulco, per raggiungere il camion che avrebbe trasportato gli alberi, ritrovato al mattino presto come sformato dalla nebbia e dal fumo, e che è rimasta una delle immagini più belle di tutto il libro. E ancora la voluta personificazione di Vivara, all'interno delle storie, dando anima a quello squarcio di vita e di suoni che ha stimolato ancora i ragazzi a cercare quel particolare dimenticato, quello scroscio di volatile che prima appena sentivi e che adesso invece riconosci come un richiamo intimo, personale.
Questo libro segna l'amore per un viaggio difficile di crescita, di consapevolezza per il proprio ambiente e soprattutto per il territorio disconnesso e spesso poco irrigato dell'altro, del più debole, che può essere riscoperto attraverso la lucidità illuminata di un intento comune, con la stessa attenzione al miracolo di una fioritura improvvisa.
La scrittura di Bifulco riesce a rimanere leggera e chiara nella sua espressività, pur solcando regioni profonde, e articolandosi con disinvoltura nella costruzione di questo percorso di braccia e di radici, che si intrecciano quasi a confondersi.
Per ogni capitolo una storia, la classificazione di una pianta, un documento. E questa sequenza accompagna e rianima i tratti del percorso senza mai irrigidire il tessuto narrativo, ma liberandolo di una serie infinita di stimoli e di riferimenti. Ogni capitolo è accompagnato da un piccolo estratto da opere letterarie di grandi autori e pensatori, che traccia il primo solco fertile e terroso prima dell'immersione nelle sue dinamiche narrative.
A volte avrei voluto guardare tutto il processo di rinnovamento e di costruzione del giardino, dalla parte operosa e silente del piccolo lombrico, con le sue trovate preziose, la sua idea istintiva della terra, che rimane senza clamori, e farlo con la stessa sua naturale profondità di pratica e di solitudine, semmai quello stesso lombrico risparmiato e messo in salvo in uno dei capitoli del libro.
Forse è proprio nella tenerezza invisibile di quel piccolo gesto che si nasconde il messaggio e la bellezza incantata di questo libro, che mi auguro continui a rivivere ancora della stessa speranza di rinnovamento e di coraggio, con la flessibilità e la tenacia degli arbusti del Bagolaro, con la forza spaccasassi dei suoi possenti apparati radicali, e senza mai più fermarsi.
l.s.