mercoledì 31 agosto 2016

Chi è un poeta?





"Chi è un poeta se non colui la cui vita è simbolica? In me vive la convinzione che mi basti raccontare di me per sciogliere la lingua anche all'epoca, alla generalità; senza questa convinzione potrei tranquillamente esonerarmi dalla fatica di creare".

Thomas Mann


























lunedì 29 agosto 2016

ARTE.r.i.e. Artisti e percorsi





Ecco il calendario ufficiale del 3 settembre, relativo alla rassegna di ipotesi espressive ARTEr.i.e.  con al suo interno i vari percorsi artistici presentati, tra i quali è prevista la proiezione del film "La compagna di classe".



















domenica 28 agosto 2016

In quella certa luce del giorno


Esistono ore del giorno, come questa per esempio, dove vi è una costante verità diffusa nei colori. La stessa aria con le sue impercettibili modulazioni cromatiche è partecipe di certezze e di ristoro, quanto la schiusa improvvisa di un antico madrigale. Anche per brevissimi variazioni, spesso impercettibili, la luce di una certa ora incide profondamente su qualcosa di mio, di passato e forse di sconosciuto, fino a un momento prima. In qualche modo questa condizione luminosa lo condiziona, lo vivifica, lo ristora, come qualcosa che mi essenzia e mi pronunzia, come accento vivo di una mia parte nascosta, un mio colore intimo dell'aria. Sono attimi, in diversi casi momenti scorporati dal tempo convenzionale, entro e attraverso i quali accade qualcosa di profondo e insieme di balsamico, dove potrebbe trovare vita la parola scritta, in un suo habitat diverso e irripetibile. Il momento misterioso di queste ore del giorno, che non cadono quasi mai nella stessa ora, – perché uniche e irripetibili nel loro singolare riverbero – spezza le catene delle convenzioni con quello che si credeva, fino a un solo istante prima, giusto o sbagliato,  bello o brutto, utile  o dannoso, o che forse si temeva, si paventava, si conosceva meno o meglio, diventando puro sentire e dimenticarsi di altro se non di questa sensazione diversa dello stare e nel sostare al mondo in quella certa luce del giorno. Sentire e patire quella luce del giorno, come se fosse un suono, una cantilena da una finestra aperta di una casa, mentre una donna cucina, o il richiamo sottile della tortora dal collare. Quanto sa di perfezione questo palpitare con l'abbandono sincero e incondizionato alla risonanza, al riflesso, come al frammento ancora aperto e incompiuto di simboli, senza alcuna imposizione di sorta, che non sia che la cattura di questo istante segreto e già mancato nel suo affiorare, – anche se forse insignificante e inutile, per il funzionamento rigido di un certo mondo o di quel solo istante sottratto alle regole stanche e statiche di un territorio intellettivo e misurato, che abbassa gli sguardi e le luci intorno, nello stesso tragico mentre.

venerdì 26 agosto 2016

Ciò che fa male




"Non è nulla venire aggrediti per ciò che si è fatto, ciò che fa male è essere lodati per quello che non si è fatto o magari essere lodati per qualcosa mentre si è fatto l'opposto. È come se qualcuno che hai amato si innamorasse di te quando ne sei stufo, è peggio del contrario".

Claudio Magris, da "Non luogo a procedere"






















martedì 23 agosto 2016

"Bang" partecipa a Short of the Year 2016



"Bang" è stato invitato a un'importante rassegna internazionale di short movie di Madrid: Short of the year.




domenica 21 agosto 2016

Identità



"Colui che non sa cos'è l'amore non sa chi è".

S.Agostino
































sabato 20 agosto 2016

Scrivendo a Brenda





L'epistolario tra Henry Miller e Brenda Venus, rappresenta un altro squarcio sul mondo dello scrittore Miller, ma anche sull'uomo, sull'artista, sul filosofo, sul mago di acquerelli. Sulla sua visione della vita, del sesso, della religione, della letteratura. In ogni spasmo d'estasi si coniugano terreno e divino, sacro e profano, concreto e astratto. Un poliedro luminoso di trame e di possibilità avvinte in un amore sconfinato per quel solo istante, con tutta la sua poetica e unicità. Contagioso! La passione evinta dalle lettere parla di un apparato interiore complesso, ma nello stesso tempo accessibile, per chi abbia la sintonia alla percezione delle sue principali coordinate, a quel particolare tocco fluido e segreto da imprimere all'esistenza di quell'attimo. Un apparato che ha nella sua armonia il mistero costante della dissonanza. 
Ho incontrato per la prima volta il mondo di Miller a circa quindici anni di età. Ero da solo, nella mia casa al mare, con le persiane già abbassate per buona metà, in attesa che degli amici più grandi venissero a prendermi per portarmi con loro, in alcune spiagge lontane da quella che frequentavo abitualmente. Nella loro attesa cominciai il libro, "Tropico del cancro" iniziandomi a un percorso che dalla penombra di quel mattino estivo non mi ha più lasciato. 
E dentro queste lettere, nonostante i suoi 84 anni e le sue malattie, Miller non sacrifica nulla della sua capacità di dare, del suo ardore e della sua trascinante intensità, che travalica tempo, regole e convenzioni di sorta. Come accade all'amore, quando è vero.

Tra i vari momenti di questo lungo tragitto, ve n'è uno molto bello sull'arte e sulla scrittura, che mi ha avvinto e convinto all'istante, della sua potenza e genuinità, quanto della sua tremenda verità.
Eccone uno stralcio, da una lettera di Henry Miller a Brenda Venus del 25 aprile 1978:

"Una delle prime cose di cui devi renderti conto, se sei un'artista seria, è che l'arte non ha regole. Tutte le altre cose sotto il sole ne hanno, ma l'arte no. Con l'arte sei libera, purché tu obbedisca agli ordini del tuo cuore, non a quelli della mente. (Sai niente del movimento dadaista?  Fu un fatto straordinario. Purtroppo non sfondò col pubblico. Aveva a che fare con "clown e angeli" e idioti, traditori, canaglie. Era come ridiventare bambini, ma bambini indisciplinati. [...]
[...] Torniamo alla faccenda dello scrivere...Brenda, la letteratura è come la musica, la pittura o qualsiasi altra arte. Devi essere sempre te stessa. Non significa che ne trarrai presto dei profitti. Troverai anzi tutte le tagliole e le trappole che hai conosciuto alla TV. In ogni campo, si tratti di arte, d'amore o che so io, ha un certo peso il caso, un peso piuttosto grande, direi. Impara a coltivare il caso, a riconoscerlo a prima vista. Non assillare il tuo astrologo. Impara a conoscere il tuo cuore e la tua mente. Segui i tuoi istinti. E ricordati (ma sono sicuro che te ne ricordi!) che il successo esige sacrifici. Il successo, che pure sembra essere l'obiettivo, è il tuo maggior nemico. Direi: Non cercare di essere il numero 1, sii semplicemente ciò che sei. Siilo pienamente e costantemente. Be', eccoti servita". [...]
























giovedì 18 agosto 2016

Dappertutto l'anima violata grida:


L'artiglio di Guido Ceronetti, sempre sommerso in un'esattezza spietata e sanguigna, dal capitolo Dolore- Tempo- Thanatos:  la donna in tre immagini (L'occhiale malinconico):

"Benedette le età che conobbero il lume delle candele, i corpi nudi rischiarati dalla fiamma illuminés par l'ardeur du charbon, in cui la donna si spogliava e si accendeva nel chiarore di una luce viva che aveva la forma e il mistero dell'occhio umano. Qualsiasi luce elettrica è uno sfregio di rasoio sul mettersi a nudo di un corpo desiderabile; è il chiaroscuro animato, la luce vacillante l'abito aureolare della donna che si spoglia. C'è subito bruciore di stupro intorno a un corpo che si denuda in una lametta di luce artificiale, con gli alti voltaggi è quasi assassinio e i fasci diretti dei riflettori sui culami esposti, negli spogliarelli e nei si gira del miserabile Cinema, sono bollature veterinarie del mattatoio sadista. Dappertutto l'anima violata grida...".
































mercoledì 10 agosto 2016

"La compagna di classe" nel percorso cinema di ARTEr.i.e.






"La compagna di classe" sarà proiettato sabato 3 settembre 2016 alle ore 21.00, all'interno del Percorso Cinema della manifestazione ARTEr.i.e, rassegna di ipotesi espressive, che si svolge ogni anno, dall'inizio di settembre, a Cantalupo in Sabina, attirando più di 3.500 visitatori a sera.
In alto: la locandina ufficiale del film.
In basso: due momenti della manifestazione di ARTEr.i.e.
























martedì 9 agosto 2016

Come dire


Da una bellissima introduzione di Guido Bezzola alla raccolta "Un giorno di fuoco" di Beppe Fenoglio, uno stralcio significativo,  che mi ha molto colpito:

"Come dire – ed è vecchia constatazione – che non tanto le avventure, i casi straordinari contano, quanto l'intensità, l'attenzione, la sensibilità con cui si sanno captare e fare propri i fatti in genere, a qualsiasi caso appartengano".































mercoledì 3 agosto 2016

A Gino


Dal tuo passo d'alba
in maniche di camicia
hai scandito di calma
una mia giovinezza;
dalle finestre alte
della tua casa in penombra  
il parco boschivo,
il silenzio, la sera,
l'orario azzurrato dei treni –
verso la stazione* o bruma di confine
tra la Val Pusteria e la Drautalbahn –,
ma persino la tua resa leggera
per questa schiusa all'imbrunire,
dove storni la mezzanotte
del tuo scontento kantiano
in un frammento di Pascal.

*Stazione ferroviaria internazionale di S.Candido (Bz)


























lunedì 1 agosto 2016

Parole e luci, dal Dedalus di Joyce


In questo passaggio misterioso dal "Dedalus", ho colto delle chiavi molto profonde, riguardo a delle connotazioni linguistiche inerenti all'approccio profondo e luministico di Joyce e alle sue frequenti illuminazioni, che serpeggiano e lampeggiano di continuo all'interno della sua poetica, come degli affluenti feroci, affamati di spazio e di reazioni. Le ho lette più volte. Le condivido in questo post con lo stesso fervore con cui le ho assaporate ed esplorate:

"La frase e la giornata e lo scenario si armonizzavano all'unisono. Parole. Era forse merito dei colori? Lasciò che rilucessero e si oscurassero, una sfumatura dopo l'altra: l'oro dell'aurora, il rosso chiaro e il verde dei meleti, il turchino delle onde, il vello delle nubi frangiato di grigio. No, non si trattava dei colori; il merito era dell'equilibrio, del ritmo della frase stessa. Preferiva allora il ritmico fluire e rifluire delle parole alle loro associazioni di leggenda e di colore? Oppure, debole di vista quanto era schivo di mente, derivava dal riflesso del mondo luminoso, sensibile, veduto attraverso il prisma di un linguaggio multicolore, istoriato con opulenza, un minor piacere di quello derivato dalla contemplazione di un mondo interiore di stati d'animo individuali, rispecchiati in modo perfetto dal periodare di una prosa lucida e duttile?".

Estratto dal "Dedalus" di James Joyce. Oscar Mondadori 1986, nella traduzione di Bruno Oddera.