venerdì 30 ottobre 2015

"Bang" Official Selection Filmmaker International Film Festival Marbella (Spain)






Una bella chiusura di mese: abbiamo appena ricevuto comunicazione che il nostro "Bang" è entrato nella selezione ufficiale  del "I FILMMAKER INTERNATIONAL FILM FESTIVAL" che si terrà a Marbella (Spagna) dal 4 all' 8 dicembre 2015.
Credo che con questa siamo alla quarta selezione ufficiale del film.
Un doveroso ringraziamento a tutti coloro che hanno voluto, sentito e amato questo progetto, fin dal primo momento. Senza riserve.
l.s.
































venerdì 23 ottobre 2015

Contrappunto letterario a due voci


Un'intervista davvero molto bella, ricca di stimoli e di richiami in contrappunto, alla scrittrice Barbara Garlaschelli, realizzata da Eva Clesis, scrittice e direttrice editoriale di Ottolibri, all'interno della presentazione del romanzo "Alice nell' ombra", di Barbara Garlaschelli.



























venerdì 16 ottobre 2015

Versi di viaggio




Alberi luminosi dell'inverno.
E la montagna tace dove azzurra
spazia, e deserta un ultimo paese.
Bianco d'arabe logge un davanzale
passa lungo le donne e la domenica.

Alfonso Gatto da Poesie non raccolte in volume


























mercoledì 14 ottobre 2015

Da "Tradizione e talento individuale" di T. S. Eliot




"La critica onesta e il giudizio sensibile si rivolgono non al poeta ma alla poesia. Se facciamo attenzione alle confuse grida dei critici dei giornali e ai ripetuti mormorii popolari che tengono loro dietro, sentiremo molti nomi di poeti; ma se il nostro scopo non è una cultura da Blue-book bensí il godimento della poesia, se cerchiamo la poesia, ben di rado ne troveremo.
Nello scritto precedente ho cercato di precisare l'importanza del rapporto tra un componimento poetico e i componimenti poetici di altri autori, e ho proposto il concetto di poesia come unità vivente di tutta la poesia che sia mai stata scritta. L'altro aspetto di questa teoria "impersonale" della poesia è il rapporto fra componimento poetico e autore. Ricorrendo a un esempio, ho accennato al fatto che lo spirito del poeta maturo differisce da quello del poeta immaturo non tanto per una qualsiasi valutazione della "personalità", non tanto perché è di necessità più interessante, o perché abbia "da dire di più", quanto piuttosto perché è un ambiente più finemente perfezionato nel quale i sentimenti particolari, i più vari sentimenti, sono liberi di entrare in nuove combinazioni. [...]".

Thomas Stearns Eliot, da "Tradizione e talento individuale. Il bosco sacro".


















martedì 13 ottobre 2015

L'uccello dipinto




Il romanzo "L'uccello dipinto" è un lavoro a  mio parere molto complesso e controverso, un affresco letterario di una bellezza raggelante, denso di mille tonalità e di tremende emozioni.
Scoprii questo romanzo quando mio padre me ne parlava, durante la preparazione di una sua recensione per la rivista culturale Letture, di Milano, con la quale collaborava durante la prima uscita italiana di quest'opera.
Di quel romanzo, nel tempo, mi ritornavano ancora alla memoria, – questo ancora prima di averlo letto, lettura che avvenne soltanto diversi anni dopo – tutte le evocazioni e le risonanze paterne, con cui la storia dai suoi frammenti infiammati materializzava, nella mia immaginazione, le tinte più fosche e spaventose di questo splendido arazzo.
Con molto piacere e interesse mi sono imbattuto, circa due sere fa, in questo articolo molto ampio e approfondito su "L'uccello dipinto", dal blog Appunti di carta, scritto che abbraccia  con grande precisione, le caratteristiche singolari di questo lavoro, del suo misterioso territorio stilistico-formale, come anche del mondo del suo autore, Jerzy Kosinski.

Da Appunti di carta, ecco il riferimento: L'uccello dipinto, di Jerzy Kosinski
























lunedì 12 ottobre 2015

L'intensità dell'attimo




Esistono momenti, direi anche attimi, più o meno frequenti o percettibili, all'interno di un certo percorso narrativo, dove uno scrittore, – di solito grandissimo, altrimenti certe esperienze sono del tutto impossibili e inimmaginabili, a mio parere – apra di colpo un certo varco sensibile e particolare all'interno della sua comunicazione, mostrandosi, anche per una piccola o impercettibile vibrazione, come parte viva di una dimensione e baluginio di toccante intensità. 
Durante la suggestione di questo incontro, così come mi è capitato, accade qualcosa di raro e insieme di molto complesso, che sospende il tempo e che rende difficile continuare. Spesso non ci si ferma per un concetto o per un particolare pensiero, per qualcosa che sia ben fatto, o ben definito e congegnato, ma per la pulsazione di profonda intimità con una sensazione precisa della vita concepita solo dentro l'alveo di quel suo attimo atomico, il quale pare essere–almeno in quel momento, ma immagino anche in seguito – parte condivisa, se non esclusiva, solo del lettore e di quello scrittore, come se ne fossero le uniche vittime o destinatari. I testimoni oculari, soli al mondo, di quel preciso momento.

Si tratta del romanzo "Viaggio di nozze", di Patrick Modiano.
I righi o attimi di cui ho accennato e che seguono:

"Dietro il vetro sfilavano lentamente sobborghi silenziosi sotto la luna. Ero solo nello scompartimento e avevo acceso il lumino sopra la mia cuccetta".

Patrick Modiano 

















sabato 10 ottobre 2015

Slow Reading Manifesto




Fu grazie a uno scritto di Henry Miller, che mi imbattei per la prima volta in questo discorso sulla lettura lenta. Lo scrittore parlava di quanto fosse importante intrattenersi, entrare verticalmente e in profondità dentro il territorio di un testo, attraverso una sorta di gestazione dei suoi contenuti, senza scorrere solo in avanti, macinare o comunque ingurgitare, ma al contrario decantare, sondare con lentezza, tutte le fragranze, le sfumature e le possibilità infinite di quell'incontro. Questo, a quanto ricordo, era il succo di quel pensiero, che mi colpì moltissimo. Mi ricorda lo stesso discorso sul cibo, sancito dalla famosa locuzione latina prima digestio fit in ore. Immagino che il principio corretto di assimilazione non sia poi così distante da quello alimentare e nemmeno da quello di molti grandi strumentisti classici, che lavorano sui passaggi dello spartito con uno studio estremamente lento, a volte in modo esasperante, quanto nutriente per il senso profondo della loro musica, della loro tecnica e della loro interpretazione.
Non ho mai creduto che leggere abbia solo a che fare con il passare il tempo, ma nell'entrarvi e nell'attraversarlo in un modo del tutto singolare, entro il quale il tempo cambia e si trasforma insieme alla nostra vita, attraverso di noi e attraverso i requisiti della nostra immersione. affabulazione, incantamento o immaginazione.
Adesso, con il manifesto dello Slow Reading, ideato da Antonio Tombolini, ritorno a quella bellissima disquisizione sui tempi di lettura su cui ragionava Miller, rafforzando ancora di più dentro di me l'importanza di un approccio di rielaborazione e di intensità con un testo scritto, rapporto che cambia completamente il tipo di esperienza e fa maggiore chiarezza su che cosa sia e rappresenti davvero un libro, (il suo reale profumo, quello interno, e non solo quello tanto e fin troppo celebrato, a volte a sproposito, della sua carta o contenitore!) e su quanto conti la grande opportunità che ci è offerta dalla sua corretta fruizione.
Lo Slow Reading Manifesto è un discorso e una modalità che avverto molto utile da approfondire, in particolare in una fase così cruciale e delicata di trasformazioni ormai avvenute, ma ancora densa di mutamenti che ancora avverranno, come di piccole grandi oscillazioni di prospettive e di relative resistenze, in luce di un'esperienza così fondamentale e assolutamente creativa, per un essere umano, come è quella della lettura e dei suoi infiniti affluenti.
Sono stato attratto subito dal manifesto, ed è per questo che vi ho dedicato un post. Sono certo che continuerò a parlarne.
Il tutto, molto più ampliato e articolato, è qui.
Buona lettura lenta, quindi; è proprio il caso di dirlo.
l.s.









venerdì 9 ottobre 2015

Svetlana Alexievitch: "La fine de l'homme rouge"; "les femmes, la Biélorussie":









































mercoledì 7 ottobre 2015

Che mistero



"Che mistero è l'amore. Si può essere innamorati di una persona che non sa nulla di te. Forse la massima felicità si raggiunge quando si ama qualcuno che ignora la nostra esistenza".

Joyce Carol Oates da Uccellino del paradiso































domenica 4 ottobre 2015

Stralcio da un dialogo





"Amo il dolore, non te".

Marguerite Duras, da L'amante della Cina del Nord.
























venerdì 2 ottobre 2015

Slanci serali di ardore


Dovendo misurare in chilometri gli slanci in avanti del mio ardore, sarebbe interessante stabilire quanti sono stati smossi da paura e quanti da pura gioia di esistere; e per essere più precisi: quanta più strada mi ha portato a fare la paura di esistere rispetto alla gioia o viceversa.
Strano, ma stasera ero convinto, anche se potrebbe suonare strano, – perché di solito la sottoscritta è paralizzante – ma i grandi spostamenti, le improvvise deviazioni, i chilometri sopraggiunti di colpo e non previsti, me li ha spinti in avanti sempre la paura. Con scelte di ardore mosse dalla paura, avverto di aver fatto più strada. La gioia mi ha portato forse l'intensità, l'entrare dentro, verticalmente, nell'alveo di un certo passo, o momento storico o controverso di quel passo. La paura è stata sempre una stretta orizzontale, il cui ardore mi ha fatto divorare sterrati, che forse non avrei nemmeno immaginato di poter mai affrontare.  Senza alcuna paura della mia vita, allora, potrei anche dire, – e anche questo in fondo è un paradosso, o potrebbe risuonare tale – avrei camminato e quindi vissuto molta meno strada di quella che ho camminato e vissuto, quindi molta meno vita. Ma quanta vita c'era nella strada o slancio in avanti aggiunto, compiuto con l'agguato d'ardore della paura? La qualità di quel percorso che cosa avrebbe davvero aggiunto o disgiunto al disegno o all'inganno del mio cammino? La paura ha dalla sua, almeno nel mio caso, nel bilancio di queste mie osservazioni, una sua costante, una sua particolare leggerezza tagliente con un bianco di fondo, che la gioia, spesso pù indisciplinata e fugace, pare non avere così chiara e decisa nella sua traiettoria. Una strada del Vomero, battuta in lungo e in largo, sotto la pioggia infernale di una domenica, per raggiungere il primo spettacolo di un cinema senza l'ombrello, mosso quindi dalla gioia, mi ha lasciato passi e resoconti molto diversi da quelli di una fuga, di un evitamento, di una corsa per un ritardo, del ritorno a casa solitario, subito dopo un accompagnamento doloroso e importante. Passi nel buio che sanno di un altro ardore, forse meno selvatici e tirannici di quelli sgusciati da un'emergenza, da un allarme, da qualcosa di pericoloso che spinge e che incombe. Eppure, mi dicevo stasera, rientrando a casa a piedi, anche uno spasmo di gioia è una forma pericolosa e sofisticata di allarme, una sorta di dolorosa congiura, che contiene in sé un costante filo di paura, nell'espiazione del suo compiersi. Perché scindere, allora, nella mia esistenza, le forme radiose e confuse di questo ardore, che in ogni modo, e con qualunque sia il suo carburante, mi tengono vivo e slanciato dentro una certa tratta? La gioia nello spavento o anche lo spavento dentro uno spasmo di gioia, allora: entrambi ardono della stessa nobiltà. Quando si gioisce la paura non è poi così assente, ma è intrisa, in una sorta di eclissi, di controluce del sentimento. E intanto questo mio cammino mi traduce e mi dice, mi racconta di continuo del pegno di questo palpito, ma anche del grande dono di quest'ardore duplice patito, che forse sarà l'unica chiave per centrare e penetrare il mondo attraverso la tensione di queste redini, per interrogarlo a mio modo e immaginarlo qualcosa di più oltre il suo tondo o il suo fondo torbido solo pensato e poi evitato. Affondarvi dentro l'abisso della sua prima notte, come un'elsa, con il mio repertorio, misero e disponibile del momento. Senza escludere o confinare nulla di me, di quello che sento, che sono e che non sono in quel preciso frangente di orbita, che, come ogni cosa vissuta, non ritornerà mai più.
Ecco a cosa pensavo, questa sera, durante il mio rientro.













giovedì 1 ottobre 2015

"Ottobre", di Attilio Bertolucci (Sirio)




Cominciare Ottobre con una poesia di Attilio Bertolucci, mi ritempra lo spirito. La limpidezza dei distici nella loro trasparenza di gioventù, rappresenta un ingresso estatico nel nuovo mese; un annuncio pulito del suo profumo. 
La poesia "Ottobre" è tratta da "Sirio" (1929), la prima raccolta del poeta.

Ottobre

Sporge dal muro di un giardino
la chioma gialla di un albero.

Ogni tanto lascia cadere una foglia
sul marciapiede grigio e bagnato.

Estasi, un sole bianco tra le nubi
appare, caldo e lontano, come un santo.

Muto è il giorno, muta sarà la notte
simile a un pesce nell'acqua.

Attilio Bertolucci